Il ritorno dei bambini alla scuola calcio

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Il ritorno dei bambini alla scuola calcio: PREPARIAMOCI DA ORA!

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Noi adulti abbiamo sempre rappresentato il prezioso catalizzatore che porta i bambini e le bambine a vivere l’impatto con il calcio in modo positivo o negativo. I bambini sono spugne ed assorbono il modo di vivere ogni cosa. Adesso dobbiamo essere ancora più consapevoli di questo.

Noi tutti: genitori, istruttori, psicologi, preparatori atletici che abbiamo a che fare con i piccoli atleti che frequentano la scuola calcio. Siamo noi che creeremo la qualità del clima emotivo che si stabilirà attorno a ognuno di loro. E questo ruolo così importante che siamo volti ad assumere potrà rappresentare anche per noi un obiettivo che ci consentirà di pensare con fiducia al futuro.

Guardandolo con occhi positivi per loro.

I bambini sono come creta da plasmare, le mani che danno loro forma sono mosse dalle nostre emozioni. Emozioni che loro respirano, assorbono dal tono della nostra voce, dall’espressione del nostro viso, da come ci muoviamo, da come ci prendiamo cura di loro.

Noi tutti, in particolare i genitori, gli istruttori, nel momento che le scuole calcio ripartiranno, dovremo collaborare con fiducia reciproca.

Agli istruttori e alle istruttrici spetterà di essere cortesi e comprensivi con i papà e con le mamme eccessivamente apprensivi, soprattutto nel momento in cui i bambini varcheranno di nuovo il rettangolo verde. La relazione dei genitori e dei loro figli, dopo il lungo periodo trascorso insieme in casa, avrà subito sicuramente una regressione ad una fase simbiotica, tipica dei primi anni di vita.

Probabilmente questo accadrà anche se i figli sono già grandicelli. Essere stati tanto tempo insieme, e soprattutto aver vissuto con il timore di un rischio percepito all’esterno, può aver riattivato in tutti noi paure antiche e il desiderio di sentirci al sicuro, ma anche di far sentire al sicuro chi amiamo.

Le tante domande che i genitori ponevano ai mister o il fatto che alcuni genitori continuavano a seguire il figlio ovunque, erano comportamenti mossi da emozioni naturali e del tutto comprensibili che ora potrebbero essere ancora più presenti e insistenti.

Come fare di fronte a ciò?

I papà e le mamme dovranno dare maggior fiducia ai mister, che nel contesto sportivo affascinano i bambini e rappresentano per loro un punto di riferimento affettivo. Ora gli istruttori saranno loro “complici” nel mostrare ai bambini che la vita continua.

Gli istruttori e le istruttrici si dovranno preparare bene a questa ulteriore finalità del loro ruolo educativo.

Spesso dietro il loro comportamento e il loro modo di pianificare gli allenamenti c’erano strategie educative che a un genitore potevano sfuggire. A volte il suggerimento dell’allenatore e quello del genitore erano talmente in contraddizione da creare nella mente del piccolo atleta un groviglio che lo bloccava e lo innervosiva. Adesso papà e mamme dovranno rendersi conto che ci sono priorità diverse. Il fatto di vedere valorizzare il proprio figlio, per coloro a cui questo aspetto premeva in modo più o meno cosciente, dovrà essere sostituito dal fatto di appurare, grazie al lavoro del mister, se il proprio figlio sorride, si diverte e si relaziona serenamente agli altri. Perché questo ora conta, perché ora lo scopo principale, più di imparare a giocare a calcio, sarà quello di riadattarsi a vivere la quotidianità.

Del resto, canalizzare l’attenzione sulla prestazione del figlio non appaga un bisogno legato al benessere del bambino, ma un bisogno del genitore stesso. A volte dietro il desiderio non riconosciuto di veder vincere il proprio figlio si nasconde il bisogno di appagare le proprie attese.

Questo aspetto, prima della pandemia, era quello che più richiedeva di tutelare i piccoli atleti, perché sminuiva l’autorevolezza dell’istruttore agli occhi dei bambini e spesso li mandava in tilt.

Ora bisogna dare loro certezze, stimolarli ad adattarsi velocemente alle necessità che verranno richieste nell’eseguire esercizi mantenendo le distanze e non focalizzandosi sulle partitelle che forse non potranno essere praticate da subito.

Gli istruttori, da parte loro, dovranno prima metabolizzare i cambiamenti che sono avvenuti, nella quotidianità e nello sport, avvalendosi di una flessibilità che dovrà essere convincente. Dovranno prima di tutto assicurarsi che i bambini possano contare sulla possibilità di muoversi in un contesto dove si respira fiducia e serenità attraverso modi diversi di eseguire gli allenamenti, convinti, loro per primi, che gli esercizi che proporranno avranno la stessa efficacia, e che prima dei miglioramenti tecnici si dovrà mirare ad alimentare l’adattamento dei piccoli calciatori ad una realtà diversa ma in ogni caso entusiasmante. Perché tornare in campo sarà già quella una grande vittoria, sorridersi ed incoraggiarsi sarà appagante come l’abbraccio dopo un gol.

Per i bambini avere degli adulti che li osservano e li ascoltano i loro racconti, dentro e fuori il campo di gioco, rappresenterà il nutrimento più efficace per consentire loro di aver fiducia nel futuro nonostante tutto.

Isabella Gasperini

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